I Sacchi di Sabbia e Giulio Costa a Roma domenica 13 maggio al Teatro Biblioteca Quarticciolo
Al Teatro Biblioteca Quarticciolo di Roma domenica 13 maggio andranno in scena due preziosi spettacoli che hanno debuttato al festival di Lucca.
I SACCHI DI SABBIA presentano ABRAM E ISAC, SACRA RAPPRESENTAZIONE IN CARTOON, “piccolo, delizioso spettacolo destinato ad affascinare qualsiasi tipo di pubblico”, come lo ha definito la critica (Rossella Battisti su L’Unità del 5/10/12).
Subito a seguire, la bruciante performance di Marco Sgarbi a firma Giulio Costa (vincitore del premio Dante Cappelletti 2011) propone una MESSA IN SCENA destinata a mettere al centro del palco i riti, religiosi quanto teatrali, in una performance di soli 20 minuti.
Teatro Biblioteca Quarticciolo – via Ostuni, 8
biglietti 5 euro, 2 euro
info 0645460705
Ecco quindi gli appuntamenti da segnare in agenda:
I Sacchi di Sabbia – Abram e Isac, sacra rappresentazione in cartoon
regia Giovanni Guerrieri e Giulia Gallo, con Arianna Benvenuti, Giulia Gallo, Giulia Solano
Con Abram e Isac, sacra rappresentazione in cartoon, la compagnia I Sacchi di Sabbia compie una stupefacente acrobazia sulla fonte biblica, trasformando una sacra rappresentazione del Quattrocento in un’animazione che prende vita da un libro pop up. Nella semplicità di una cornice scenica scandita dal ritmo del tempo (una pila di libretti che si alza e si abbassa) si materializza così, davanti allo spettatore, un delizioso teatrino di carta che, quadro dopo quadro, restituisce la drammatica storia del sacrificio di Isacco in forma di sogno e di fiaba, lasciando a ciò che resta della nostra infanzia il compito di rimanere incantati.
Arkadis – Messa in scena
regia Giulio Costa, con Marco Sgarbi
Una fulminante performance sul significato e sull’attualità del rituale fondativo della fede cristiana: nello spazio vuoto della scena un attore assembla un rudimentale altare e un ambone, preparandolo per la messa, con la gestualità esperta e abitudinaria di chi ripete quotidianamente le stesse azioni. Solo che, sotto la focale del teatro, ogni movimento e ogni oggetto, decontestualizzati dal loro ambiente originario, si accendono di luce nuova, portando l’attore / prete e lo spettatore / fedele a riflettere sul senso di un rito vissuto troppo spesso superficialmente, dato quasi per scontato, fino al punto di massima intensità, quando, dopo la proclamazione della Parola, l’attore / prete alza per la prima volta gli occhi e fissa a lungo il pubblico, con uno sguardo interrogativo e penetrante, carico di domande conturbanti.
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